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COME OTTIMIZZARE LA VOSTRA PRESENZA SUL WEB?


Se volete che vostri investimenti sul Web producano un ritorno misurabile, dovete iniziare ad usare il Web per conquistare clienti. Un sito Internet non è un male necessario, ma è uno strumento che deve essere usato per fornire informazioni utili ai lettori sulla vostra azienda e i vostri prodotti/servizi e deve completare la vostra strategia di marketing, facendovi conoscere, ottenendo contatti con nuovi potenziali clienti. Se il vostro sito non fa nessuna di queste cose o ne fa solo qualcuna, è davvero un costo inutile. Però, se volete, ci sono delle alternative più interessanti. 

E quindi, come si può trasformare la vostra presenza sul web in un’opportunità di crescita e di guadagno per la vostra azienda? Innanzitutto bisogna analizzare bene il vostro sito web - la sua struttura, contenuti e tutte le funzionalità. Successivamente bisogna individuare le aree di criticità e scegliere la soluzione più adatta per fare in modo che attiri clienti, diventando un vero e proprio canale di vendita per i vostri prodotti o servizi. 

Oltre al miglioramento delle funzionalità del vostro sito esistono molte altre soluzioni per ottimizzare la vostra presenza sul Web. Grazie alle strategie web 2.0 potrete far sentire la vostra voce e la vostra presenza ai nuovi, potenziali clienti che ogni giorno navigano sull’Internet alla ricerca di informazioni. Oggigiorno è necessario sviluppare una forte presenza online, puntare sulle campagne a basso costo ed usufruire di alcuni nuovi strumenti come: corporate blog, social network o “ufficio stampa online” vi permettono di restare in contatto con i clienti ed essere sempre aggiornati e presenti sul web. 

All’inizio il timore di non avere niente da comunicare spesso ostacola l’apertura di un blog aziendale o una pagina sui social network. Eppure ogni azienda è una vera e propria fucina di notizie! Basta solo cercarle – ovviamente nel modo giusto. Molto spesso anche la paura di ricevere commenti negativi dai clienti scontenti scoraggia dall’aprire un blog. Ma se qualcuno è scontento di voi troverà un sacco di altri posti dove farlo sapere! Molto meglio che venga a dirlo a voi, permettendovi di correre ai ripari senza farvi perdere altri potenziali clienti. I blog aziendali ed i social media, ormai utilizzati da centinaia di imprese in Italia, consentono di dialogare con i clienti, fornire loro informazioni e mantenere il polso del mercato, ricevendo anche commenti, suggerimenti e preziosa collaborazione. 

Infine, se vi capita che i vostri clienti vi fanno sempre le stesse domande e tutti giorni passate molto tempo a dare sempre le stesse risposte, potrebbe voler dire che i vostri contenuti non sono organizzati nel modo giusto. Magari li avete pubblicati sul Web, ma risultano poco visibili; oppure sono disposti in modo poco intuitivo? Oppure non li avete pubblicati e dovreste farlo? O forse avete bisogno di altri strumenti, come una newsletter per raccontare le novità ai vostri clienti affezionati? 

Di certo quello che vi serve in questa situazione, è un progetto. Dovete stabilire il vostro obiettivo, analizzare i strumenti disponibili sul Web, proporre un progetto, concordare una strategia per investimenti e tempi ed, infine, realizzare il progetto del miglioramento della vostra immagine aziendale sul Web per renderla visibile, fruibile ed utile.

COSA FA UN CONSULENTE DI COMUNICAZIONE?

Innanzitutto, un consulente di comunicazione si occupa di ideazione e gestione delle strategie di comunicazione per piccole e medie imprese. Oggi per comunicare bene è indispensabile conoscere tutti gli strumenti che sono a disposizione: dai media tradizionali alle strategie Web 2.0. Per questo motivo un consulente deve sapere cosa fare per raggiungere ambiziosi traguardi aziendali, deve sapere quali sono gli andamenti di mercato e soprattutto non può esimersi dal conoscere le strategie aziendali, il marketing o le tecniche di promotion. Per essere in questa posizione molto spesso un consulente di comunicazione deve anche analizzare, amministrare ed ottimizzare li budget aziendale dedicato alla comunicazione. 

Cominciando di lavorare sull’immagine di un’azienda normalmente si parte dalla strategia di comunicazione che viene discussa con l'azienda e con la quale vengono studiate molte idee e soluzioni che mettono le basi per la costruzione di concetti, pensieri ed immaginazioni più complesse facilmente comprensibili dal target di riferimento. Studiando attentamente esigenze e necessità di ogni cliente, il consulente deve aiutare a progettare e realizzare in modo più funzionale l'interfaccia aziendale e il contenuto sottostante. A volte il suo ruolo somiglia alla funzione che svolge un art director in un’agenzia di comunicazione. In questi casi suo lavoro si applica anche alla realizzazione di supporti visivi, multimedia, storyboard. Un consulente deve anche saper mettere da parte il proprio gusto personale e rimettere in discussione il proprio lavoro ad esclusivo vantaggio del cliente e della sua azienda. E’ estremamente importante fare delucidazioni sulla strategia di comunicazione e creare un’immagine aziendale moderna ed efficace. 

In ogni progetto, oltre al combinare il valore strategico con idee innovative e soluzioni esteticamente ricercate ed attuali, il consulente deve essere aggiornato sui nuovi mezzi di comunicazione disponibili sul mercato. Deve conoscere ad esempio le strategie e le modalità operative per la rintracciabilità sull’Internet di un sito (web positioning), organizzare la presenza aziendale sui social network e introdurre nuovi strumenti come buzz marketing o e-commerce. Non è una funzione che conosce un architetto, né un grafico, ma solo un esperto di comunicazione al passo con la globalizzazione…

COSA FA UN ART DIRECTOR?

Art director o direttore artistico, è una figura professionale tipica della comunicazione pubblicitaria, che si occupa di studiare la parte visuale, grafica e tipografica della comunicazione di un prodotto o servizio. Lavora in coppia con il copywriter che si occupa della parte scritta e tutti e due insieme cercano il concetto creativo.  Un art director deve sapere come fare per raggiungere ambiziosi traguardi aziendali, deve saper leggere una copystrategy, deve sapere quali sono gli andamenti di mercato e soprattutto non può esimersi dal conoscere le strategie aziendali, il marketing o le tecniche di promotion. 

Il direttore artistico non va confuso con il direttore creativo, figura a capo del reparto che si occupa della creatività, e che coordina l'attività delle coppie formate da direttore artistico e redattore pubblicitario (copywriter). Quest'ultimo ha un senso più lato e identifica figure simili per responsabilità e scopi, fondamentali anche in altri settori: editoria, cinema, teatro, design, animazione, arti visive in genere. Un direttore artistico in alcuni casi può occuparsi della creazione di supporti visivi, multimedia, storyboard o semplicemente delle delucidazioni sulla comunicazione visiva di un’azienda. 

Il direttore artistico deve avere una solida competenza circa la comunicazione visuale e deve conoscere il valore evocativo e simbolico delle immagini, soprattutto se accompagnate ed esplicitate da un testo (solitamente composto da headline e body-copy). Egli deve inoltre selezionare i professionisti più adatti (fotografi, illustratori, grafici, registi, scenografi) ad ottenere l'effetto voluto. 

In campo editoriale l'art director studia l'immagine della casa editrice e delle sue collane, selezionando illustratori, fotografi e grafici e scegliendo le immagini per le copertine. Spesso, nelle case editrici minori, la figura dell'art director coincide con quella del designer che si occupa dei progetti grafici. 

Nel cercare un visual convincente per il prodotto o servizio, l'art director parte dalla considerazione di cosa il prodotto sia, di cosa offra e di cosa si voglia dire di questi aspetti. Inoltre considererà attentamente a che tipo di persone, con che mezzi di diffusione e con che costi e tempi si voglia e si possa comunicare. 

Si incarica, quindi, di individuare o concepire ex-novo l'immagine (o serie di immagini correlate) trainante dei vari prodotti. La scelta è certamente anche influenzata dal mezzo scelto: campagna stampa su quotidiani o periodici, campagna televisiva, multimedia, reti di formazione, pubbliche relazioni e tutto ciò che si renda necessario o produttivo. L'immagine potrà essere fotografica, illustrata o un misto delle due cose. La scelta tra queste dipenderà dal prodotto e dal messaggio che si vorrà dare, oltre che dalla storia comunicativa del prodotto e dai gusti personali dell'art e del cliente. Nella pratica, l' art non sceglie solo il concetto visivo (visual) trainante, ma studia anche l'impianto grafico e la scelta tipografica che fanno da cornice al visual. 

Inoltre, è, solitamente, responsabile del reparto grafico e supervisiona il lavoro di una variegata serie di professionisti. I grafici, anzitutto, che declinano il concetto principale sviluppato dall'art sui diversi mezzi scelti. Gli esecutivisti, che si occupano dell'aspetto tecnico della comunicazione, ovvero che il materiale sia rigoroso e coerente con le norme di impaginazione, non presenti difetti che possono pregiudicarne la resa sui mezzi scelti o farlo giudicare come raffazzonato ed eseguito con superficialità. L'art, inoltre, seleziona e supervisiona fotografi, illustratori e scenografi, truccatori, registi, cromisti, stampatori, fotolitisti, legatori, agenzie di pubbliche relazioni (le cosiddette PR) e tutti coloro che concorrono a dare il risultato finale e professionalmente allo stato dell'arte di quel visual che lui stesso ha concepito. 

Per scegliere con criterio il visual giusto, l'art deve poter fare delle valutazioni di marketing basandosi su dati il più possibile certi ed affidabili. Il valore e il significato di un'immagine, infatti, è strettamente relazionato con le caratteristiche del target di riferimento. 

In altre parole, una data immagine evocherà determinati concetti in determinate fasce della società, che hanno alcune caratteristiche specifiche e non altre, mentre in altre non evocherà nulla perché l'utenza non sarà interessata al prodotto. Ad esempio, non è rilevante per un giovane single di 25 anni se un pannolino per bambini irriti o meno la pelle, perché è assai improbabile che il single in questione abbia bambini e dunque sia interessato a un prodotto per loro. Potrebbe, invece, essere interessato ad una pensione integrativa o ad una assicurazione, perché probabilmente è all'inizio della sua carriera, magari di lavoratore autonomo.



Fonte: Wikipedia.

PERCHE’ APRIRE UN CORPORATE BLOG?


La natura sempre più partecipativa della rete e la diffusione dei nuovi strumenti di condivisione dell’informazione ha fatto si che questo repentino processo ha attirato l’attenzione delle aziende che stanno imparando a conoscere e valorizzare un nuovo bacino di opinion leader in grado di influenzare scelte ed opinioni di molti navigatori. Ma oltre alla assoluta necessità di saper ascoltare prima di poter partecipare, le aziende possono esse stesse diventare dei soggetti comunicanti attraverso l’apertura di un proprio corporate blog e far parte così del grande discorso della rete.

Il corporate blog, ovvero il blog aziendale che molte aziende creano per stabilire un dialogo con la propria community di utenti. Un corporate blog può essere gestito da un’organizzazione per raggiungere specifici obiettivi, ad esempio:

  • creare consapevolezza per il marchio;
  • migliorare l’ottimizzazione dei motori di ricerca;
  • rilevare feedback di mercato;
  • promuovere prodotti di nicchia non facenti parte del core business;
  • dare un’immagine più informale dell’azienda;
  • fornire contenuti sempre aggiornati sulla vita della propria azienda o l’evoluzione del proprio settore;
  • trovare nuovi clienti.


Per fare ciò, bisogna seguire alcuni semplici regole:


  • esprimere e valorizzare il potenziale dell’azienda;
  • utilizzare un linguaggio diretto; 
  • riconoscere e coinvolgere il network vicino alla sfera dell’azienda in modo da sfruttare l’effetto eco su altri blog.

Analizzare e partecipare al mondo dei blog e social network vuol dire rilevare le tendenze del mercato, raccogliere informazioni per sviluppare al meglio nuovi prodotti e servizi, migliorare il supporto post-vendita, la propria credibilità e la propria immagine.

Un business blog è la parte integrante di una strategia di marketing. Deve coinvolgere il brand attraverso contenuti impressionanti, umanizzare il marketing, stabilire la leadership, condividere news ed eventi, mostrare tutti i vantaggi di prodotti e dell’azienda. Il blog deve essere una sede permanente per le campagne social mediatiche e, avendo scopi multipli, deve dare l’opportunità di condividere all’esterno ciò che rende l’azienda speciale.

E-COMMERCE 3.0: DA BROADCAST A NARROWCAST


Come dice il vecchio proverbio, in fondo ad ogni cosa tutte le politiche sono locali e sebbene l’e-commerce abbia una portata globale, tutto si riduce a convincere i singoli clienti ad investire le loro disponibilità di danaro verso prodotti e servizi specifici. Ciò significa che ci sono due fasi per trasformare i visitatori in clienti nel vasto mondo di Internet: 

  1. Aggregare il maggior numero di clienti in un unico luogo. 
  2. Qualificare l’enorme bacino di utenza in un sottoinsieme di clienti davvero interessati alla tua proposta unica di valore e vendere direttamente a loro. 

Detto in altro modo, un uso di tipo broadcast ad esempio dei social network può portare una gran massa di persone in un singolo posto. E ‘ qui che un messaggio narrowcast del venditore può raggiungere e convincere un sottoinsieme interessato a compiere delle azioni di acquisto. 

Facciamo l’esempio che esista un gioco basato su una commedia romantica. I partecipanti possono scegliere la parte del protagonista, sia uomo che donna, e devono raccogliere gli elementi distintivi per corteggiare gli altri. Gli oggetti possono essere guadagnati al gioco o comperati scambiando moneta reale con la moneta del gioco. Facebook è la piattaforma ideale per gestire un gioco di questo genere, ma occorre fare qualcosa di più che solo pubblicare il gioco. La semplice pubblicazione del gioco è la ricetta dell’insuccesso. Bisogna attirare i consumatori che possono essere molto interessati con lo scopo di acquisire, raccogliere e conservare il loro interesse. 

Il mondo online sta facendo sempre più affidamento sulle connessioni e sui messaggi specifici diretti verso la giusta porzione di mercato ben segmentata, per fare crescere le vendite. E questo rappresenta una grande opportunità per i venditori. Per sfruttare efficacemente l’emergere di questo modo nuovo di concepire l’e-commerce, i venditori dovrebbero: 

  • Impiantare una autentica strategia sui social network: usare le capacità di broadcast della piattaforma per distribuire la conoscenza del prodotto (creare pagine fan, usare la pubblicità..), per poi rivolgere direttamente il messaggio al segmento ideale. Identificare i leader, portarli “sotto la tenda” e garantire un dialogo costante con i consumatori interessati. 
  • Costruire reti informali per gestire la lista: collegare i venditori con chi produce o distribuisce prodotti correlati per approfondire il catalogo ed accedere alle liste dei partner per accrescere il ritorno sulla propria lista personale. Alimentare e muovere il catalogo con sempre nuove offerte e proposte. 
  • Convertire i consumatori in micro affiliati: implementare un programma di micro-affiliazione che incoraggi i consumatori a promuovere i tuoi prodotti. Tenere il focus sui migliori prodotti in catalogo, sapendo che i nuovi visitatori comprano solo i prodotti che sono ben rappresentati e ben targhetizzati. 



I commercianti dovrebbero quindi costruire un business più connesso, in grado di sfruttare direttamente i rapporti con i consumatori, le relazioni indirette con i partner grazie alle liste comuni, ed estendere le relazioni tramite le raccomandazioni sociali. Nel nuovo mercato sociale che sta emergendo in questi anni, il sistema delle relazioni stabilirà chi vince e chi perde. 

Fonte: www.giovannicappellotto.it

E-COMMERCE 3.0


Il 2010 è stato l’anno dei social media: Mark Zuckerberg è stato nominato Time‘s Person of the Year, il film ”The social network” sembrava pronto per la gloria degli Oscar, e Facebook sembra superare il traffico giornaliero di Google. Certamente ci sono stati intoppi lungo il percorso - le impostazioni sulla privacy, la facilità d’uso e la debacle di Buzz di Google – ma nessun serio commentatore considera attualmente il social web di essere nient’altro che una parte consolidata dell’universo dei media. 

Per tutto questo, la monetizzazione del Web sociale è stata una storia di estremi. Mentre Zynga raccoglie più di 1 miliardo di dollari nelle vendite di macchine agricole virtuali, la grande maggioranza degli imprenditori sociali Web ha faticato a trovare la giusta tecnologia per creare un modello di business redditizio. Sondaggi dopo sondaggi hanno rilevato che le organizzazioni più grandi hanno utilizzato il Web sociale per la creazione di buzz, piuttosto che raccogliere clienti, e che i consumatori indirizzati sui prodotti attraverso le raccomandazioni sociali erano molto più propensi a provare il prodotto, ma non erano più propensi ad acquistarlo, rispetto a quelli che arrivavano dagli annunci di ricerca a pagamento. 

L’effetto broadcast delle piattaforme di social media crea il passaparola ma è l’effetto narrowcast tramite le connessioni credibili e conosciute che genera le vendite. In altre parole, la presenza su Facebook (tramite le pagine fan, i “Like” e le campagne pubblicitarie, ecc.) fa grandi cose per portare un prodotto a livello di consapevolezza, ma il processo di vendita attuale richiede più di un e-Commerce basato sui like, per quanto demograficamente sintonizzati, anche con un approccio personalizzato. Delta Airlines ha scoperto che mentre il buzz generato con campagne pubblicitarie ha prodotto effetti positivi, la società potrebbe creare risultati reali e misurabili con la distribuzione di un’app di prenotazione dei biglietti che è stata incorporata nell’esperienza di Facebook. 

La cosa più importante che si è scoperta è il valore della connessione nel mondo dell’e-Commerce. Gli effetti delle azioni dei venditori, che partecipino a programmi di affiliazione, sono più efficaci quando si coagulano attorno a reti sociali, ognuna delle quali promuove il prodotto di un altro venditore per un tempo definito. Questa condivisione di possibili clienti, demograficamente omogenea, fa in modo che ad un preciso consumatore sia offerto il giusto prodotto, nel tempo esatto della sua ricerca e che gli operatori di mercato coinvolti siano in grado di generare un flusso costante di entrate che alimenta la loro attività. 

Allo stesso modo, si nota l’emergere di programmi peer to peer che sviluppano le raccomandazioni sociali in vere e propri azioni di marketing. Programmi come TipFrom. Me facilitano gli acquirenti nel diffondere le raccomandazioni dei loro acquisti ad amici, parenti e colleghi, perché ricevono un premio ogni volta che uno di costoro fa un vero acquisto. La raccomandazione ha un valore bi-direzionale ed incoraggia i consumatori a partecipare più attivamente. 

Questo sarà l’anno di creare delle strategie narrowcast all’interno del social web; per i venditori così da sfruttare le reti sociali e guidare la crescita delle vendite e affinché i consumatori usino i loro canali sui social media per raggiungere nuovi clienti potenzialmente interessati. In altri termini stiamo entrando nell’era dell e-Commerce connesso dove la caratteristica distintiva dell’e-Commerce di successo non è le cose che sai, ma le persone che conosci! 


Fonte: www.giovannicappellotto.it

STRATEGIE WEB 2.0 PER PICCOLE E MEDIE IMPRESE

Portare la comunicazione nelle piccole e medie imprese rappresenta una delle maggori sfide per il futuro dell'economia del paese. Strategie Web 2.0 rappresentano sicuramente una grande opportunità per la crescita e lo sviluppo ma devono essere sfruttate consapevolmente. Seguendo le ultime notizie dalla Microsoft, elenchiamo alcuni dei nuovi strumenti che le aziende hanno a disposizione per implementare una strategia di marketing innovativa:

Corporate blog, ovvero il blog aziendale che molte aziende creano per stabilire un dialogo con la propria community di utenti. Un corporate blog può essere gestito da un’organizzazione per raggiungere specifici obiettivi, ad esempio:
  • Rilevare feedback di mercato
  • Diffondere il brand
  • Intervenire in tempo reale qualora vengano espressi giudizi negativi sul proprio brand o prodotto
  • Promuovere prodotti di nicchia non facenti parte del core business
  • Dare un’immagine più informale dell’azienda
  • Fornire contenuti sempre aggiornati sulla vita della propria azienda o l’evoluzione del proprio settore.

Video virali, video tipicamente divertenti, collegati al brand dell’azienda che si trasmettono grazie al passaparola spontaneo degli utenti, ciò permette all'azienda di raggiungere il potenziale cliente senza un'azione promozionale diretta, eliminando così la sensazione di invasività che il consumatore può percepire.

Social network, una rete online di persone con interessi e finalità condivise, all’interno dei quali si creano delle relazioni e connessioni. L’azienda può sfruttare le informazioni condivise all’interno dei social network per capire le opinioni degli utenti e per influenzarle.

Feed RSS (Really Simple Syndication), si tratta di un’applicazione attraverso cui gli utenti possono ricevere automaticamente gli ultimi aggiornamenti da un sito, o in posta elettronica o usando un apposito programma web, chiamato aggregatore, in grado di riunire le ultime novità dei feed RSS scelti. Queste applicazioni sono molto utilizzate nel commercio elettronico per informare l’utente delle ultime novità presenti sul sito. Un ulteriore sviluppo permette di ricevere e pubblicare automaticamente sul proprio sito gli RSS pubblicati da siti o blog con cui è gemellato, creando in questo modo comunità di blog, che si arricchiscono l'uno con l'altro. 

E-commerce, ovvero offrire ai clienti l’opportunità di acquistare online i prodotti di un’azienda. Per differenziarsi dai concorrenti, è importante che l’azienda fornisca al cliente che acquista sul web un valore aggiunto rispetto all’acquisto tradizionale. In particolare, l’azienda deve cercare di instaurare un rapporto diretto con la clientela, offrendo proposte d’acquisto che siano il più possibile personalizzabili dal cliente, con suggerimenti, informazioni e offerte speciali personalizzate.

Podcasting e videocasting, strumenti che consentono di proporre agli utenti contenuti audio-video legati al brand e ai prodotti di un’azienda. Questi contenuti possono essere scaricati dal Web e sarà poi l’utente a decidere quando e come ascoltarli o guardarli.

Instant Messaging, è lo strumento di comunicazione istantanea più utilizzato dagli utenti in tutto il mondo e può essere sfruttato anche dalle aziende per comunicare in tempo reale con i propri clienti. Ad esempio, un’agenzia di viaggi potrebbe sfruttare l’instant messaging per discutere e fornire informazioni in tempo reale ad un utente collegato via web. Si tratta di una strategia di marketing one to one che permette all’azienda di offrire ai suoi clienti un servizio personalizzato, grazie al dialogo e all’istantaneità che l’instant messaging consente. 

Mobile marketing, strategie di marketing applicate al canale mobile. In particolare, questo canale offre interessanti opportunità sia per aumentare il livello del servizio di un’azienda al cliente (grazie all’erogazione di servizi core o accessori) sia per sviluppare una strategia di advertising mirato. Un ulteriore sviluppo del mobile marketing consiste nell’offrire al cliente la possibilità di effettuare transazioni direttamente dal proprio telefonino in mobilità e in modo sicuro.

Fonte: www.microsoft.com/italy

MOSTRA: LA BELLEZZA DEL TATTO

Eventi di cultura, arte e design sono sicuramente tra i strumenti di comunicazione più efficaci ed interessanti che abbiamo a disposizione. La DeLIGHT, occupandosi di ideazione, consulenza ed organizzazione di eventi nel settore di comunicazione d’impresa, arti visive e multimediali, ha recentemente coordinato il progetto della mostra tattile in Polonia “La Bellezza del Tatto”.

L’evento organizzato insieme al Museo di Slesia, Museo di Bielsko-Biala ed l’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia, presenterà le più importanti opere del Museo Tattile Statale Omero di Ancona. La mostra verrà iscritta nella lista delle attività culturali europee organizzate in occasione della Presidenza Polacca dell'UE. 

Grazie a tali iniziative il Museo Omero, una tra le prime istituzioni nel mondo dedicate al tattilismo, si sta affermando sempre più spesso in una dimensione internazionale, promuovendo "la cultura senza barriere". La mostra diventerà un evento interessante per tutti i visitatori che per la prima volta potranno toccare con mano le più importanti opere di scultura ed architettura mondiale. Per l’occasione verranno esposte copie in gesso delle più celebri sculture antiche e rinascimentali; non mancheranno le opere di Michelangelo Buonarroti. Sarà esposta anche una collezione di modelli architettonici in scala realizzati sulla base di rigorosi criteri scientifici, tra i quali un modello del Partenone e del Pantheon. 

Venerdì, il 14 ottobre avrà luogo l’inaugurazione della mostra presso il Museo di Slesia di Katowice. Successivamente, le opere saranno ospitate dal Museo di Bielsko Biala (dal 1 febbraio al 15 aprile 2012). Inoltre, la mostra sarà arricchita dalla presentazione delle buone prassi dell'ambito dell'educazione museale delle persone non vedenti e con carenze di vista, elaborate dal Museo Tattile di Ancona e dal Museo di Slesia (Muzeum Śląskie) di Katowice.

Per maggiori informazioni consultare i link:


ADDIO A STEVE JOBS


È morto Steve Jobs, il patron e fondatore della Apple, icona planetaria delle nuove tecnologie e «papà» tra le altre cose dell'iPhone. Aveva 56 anni ed era da tempo malato di un tumore al pancreas. L'annuncio è stato dato dalla stessa società di informatica.

Apple ha perso un genio creativo e visionario e il mondo ha perso un formidabile essere umano: è quanto si legge sulla home page della società di Cupertino dove campeggia una foto in bianco e nero di Steve Jobs con l'anno della nascita e quello della morte: 1955-2011. Quelli di noi che hanno avuto la fortuna di conoscerlo abbastanza e di lavorare con lui - si legge ancora sul sito - hanno perso un caro amico e un mentore ispiratore. Steve lascia una società che solo lui avrebbe potuto costruire e il suo spirito sarà sempre il fondamento di Apple. Tim Cook, amministratore delegato di Apple dopo l'addio di Jobs l'estate scorsa, ha detto:  Nessuna parola può adeguatamente esprimere la nostra tristezza per la morte di Steve o la nostra gratitudine per l'opportunità di aver lavorato con lui. Onoreremo la sua memoria dedicandoci a continuare il lavoro che lui amava così tanto.

La morte di Steve Jobs ha fatto irruzione sui notiziari tv e sui siti dei media americani, scalzando drasticamente Sarah Palin e la sua rinuncia alla corsa per la Casa Bianca. Il titolo (Apple) ha sbandato in apertura a Wall Street (-1,9%) per poi recuperare le perdite, passare in rialzo e infine chiudere quasi invariato (-0,2%). Il sito del New York Times titola a tutto schermo: Steve Jobs, il visionario della Apple, muore a 56 anni e sotto una foto con un iPhone. Il Washington Post: Muore Steve Jobs, il pioniere della tecnologia. La Cnn, sopra una foto della sua ultima creatura, l'iPad, il titolo Muore il fondatore della Apple. Sulla stessa linea tutte le tv che sono mobilitate con le telecamere puntate sullo stato maggiore di Cupertino, nella Silicon Valley, in California, dove è ancora giorno. Infine l'Huffington Post, presenta il titolo più “eclatante”: solo due parole a caratteri cubitali Rip, Steve (dove Rip sta per Rest In Peace cioè Riposa in pace).


Fonte: Corriere della Sera, www.corriere.it

COSTRUIRE UN BRAND ON-LINE

Un brand è un marchio o un nome al quale si associano una storia, dei fatti o delle attività. Il brand è caratterizzato, a volte, da una consistenza anche fisica (ad esempio se si tratta di un bene). Con l’utilizzo di specifiche strategie di marketing il brand ha assunto un’importanza assoluta. Un’azienda oggi non è solo rappresentata dal prodotto che essa produce, ma anche dall’immagine che fa percepire al pubblico, ovvero la brand reputation, con tutte quelle emozioni, significati, idee, opinioni, esperienze e quant’altro che una persona esterna all’azienda e non solo, coglie appena vede il brand. In questo articolo vedremo come si possa costruire un brand on-line partendo dall’inizio. 

I motori di ricerca tentano di costruirsi una propria rappresentazione del mondo umano in termini informativi, di flussi, di concetti, d'importanza e di desideri. Questo concetto, parziale, è fondamentale per comprendere perché il brand non possa e non debba essere un'entità puramente on-line. Il brand on-line non avrebbe senso o ne avrebbe in ben pochi casi, proprio in virtù di ciò che ho appena scritto. Dato che i motori di ricerca tentano di registrare una propria rappresentazione di quella che alcuni chiamano "realtà", il brand on-line migliore è quello che corrisponde ad un brand off-line realmente esistente. Ciò significa, in definitiva, che costruire un brand on-line significa di fatto costruirlo off-line e renderlo visibile on-line. Il brand deve esistere anche e soprattutto in quello che molti considerano "mondo reale". Ciò ovviamente non significa che non si possa costruire totalmente on-line un brand, ma la cosa è estremamente difficile, costosa ed applicabile a ben pochi contesti. 

Il brand deve essere caratterizzato da una storia. Costruire un brand, di fatto, significa costruire una storia attorno ad un nome. Una storia che deve avere uno story-board (una sceneggiatura), degli attori, degli spettatori e dei fatti noti. Se non c'è una storia che li colleghi, restano solo semplici link sul Web senza significato. 

Creando un brand bisogna trovare un nome, originale e facile da riccordare. Scelto il nome, si deciderà se allo stesso debba corrispondere un sito, blog, pagina sui social network o se debba essere parte di un contesto ancora più ampio. Naturalmente la presenza di un sito dedicato, se ben gestito, aumenta le probabilità che il brand sia recepito come tale on-line. La cosa non è comunque obbligatoria. 

Successivamente bisogna studiare un messaggio, comunicato o organizzare un evento che segni l'inizio della storia. Un evento, il lancio di una nuova linea, una manifestazione. Scelto il punto d'inizio, va scritto un articolo o una news sui social network e vanno inseriti i comunicati stampa negli appositi circuiti on-line. In questa fase è importante che vi siano comunicati con il solo marchio, senza link, ed altri con il link ed il solo marchio nel testo attivo. Ciò è importante per far comprendere al motore che l'apposizione di un nome ha significato anche senza il link, cosa che fa pensare al fatto che possa essere un marchio. In questa fase è vitale che ogni link abbia il marchio incluso e, soprattutto, che il marchio sia ripetuto molto spesso su siti esterni senza il link. Ciò si ottiene facilmente perché vari circuiti di comunicazione stampa non consentono di inserire link all'interno del testo. Sarà semplice, così, distribuire marchi con link e marchi senza link, semplicemente inserendo i comunicati in tutti i circuiti. Ovviamente sarà importante che altri siti e gli utenti di social network, oltre ai circuiti di comunicazione stampa, scrivano articoli, news o post sul nuovo marchio. Bisogna puntare, quindi, a dar rilievo alla notizia per far sì che sia citata da qualcuno. Bastano poche citazioni per dare il via alla storia. 

Cercando una strategia di branding on-line, al primo posto deve esserci la visibilità sui motori di ricerca. In questo caso è estremamente importante creare pagine sui social network, blog aziendali e scegliere bene le parole chiave (in questo caso è si sconsiglia scegliere come brand un nome corrispondente ad un azienda forte già esistente on-line. 

Successivamente, quando il brand è stato già creato è comunicato sul Web, il marchio deve continuare a vivere, aggiungendo pezzi di vissuto alla sua storia. Questo vuol dire che bisogna organizzare dei progetti, delle ricerche, avviare nuove linee, ecc. ecc. In sostanza, deve esservi un motivo per emettere un comunicato stampa almeno una volta al mese e per dare agli altri un'opportunità di parlare di voi. Il fatto che il brand si riproduca lo rende molto forte, reale, consistente e duraturo. Gli effetti benefici di un simile modo di procedere si ripercuotono sia sulle nuove iniziative, sia sul brand stesso. 

Creare un brand e smettere l'attività condotta per renderlo visibile significa vanificare l'investimento iniziale. Una volta che il brand sia nato è fondamentale che si continui a pensare alla sua visibilità. Deve trattarsi quasi di un atteggiamento mentale. Ciò si espleta principalmente riportando sul sito ogni fatto che si possa collegare al marchio, promuovendo e rendendo visibili attività che portino altri a parlarne, prevedendo comunicati stampa. In questo caso l’immagine aziendale diverrà un fatto importante e la comunicazione dovrà essere attentamente studiata. 


Fonte: www.webmarketing.html.it

FACEBOOK - UNA NUOVA GENERAZIONE

Facebook è entrato a pieno titolo nell’immaginario collettivo del nostro Paese. (…) Se l’Italia non brilla nel panorama europeo quanto a nuove tecnologie, nell’uso di Facebook è invece nella Top 10 globale per numero di utenti attivi, oltre ad essere ai vertici della classifica per il rapporto tra utenti e navigatori, in terza posizione dopo Regno Unito e Francia. (…) 

La dimensione ludica ha fatto breccia negli Italiani, incentivandoli a ricreare online la propria rete di amici, parenti e colleghi, fino a riallacciare rapporti con vecchi compagni di scuola, contatti dispersi nel mondo e altri conoscenti di cui si era persa traccia. Per i più giovani, è comune la tendenza a utilizzare Facebook per conoscere nuovi amici, accettando nella propria rete anche utenti non conosciuti prima di persona, a volte con il rischio di futuro d’identità. 

Oggi Facebook è un fenomeno trasversale per fascia sociale, età, sesso e livello di istruzione. Tra i giovani e i giovanissimi, quasi il 100% della popolazione è iscritto e lo usa, molto spesso come primo canale di comunicazione. Un terzo degli iscritti ha più di 35 anni ed è questo il segmento che attualmente cresce più velocemente. Le aziende se ne sono accorte e, in massa, oggi usano Facebook per comunicare e conversare con i propri clienti e fan. Librerie, ristoranti, negozi, discoteche, grandi aziende, professionisti: non c’è business che non ne abbia compreso le potenzialità e lo usi insieme o in alternativa al sito web tradizionale (…). 

I cambiamenti introdotti da Facebook nel corso del 2009 e del 2010 consentono di proteggere le informazioni o i contenuti più sensibili – data di nascita, numero di telefono, foto di famiglia – scegliendo la lista di contatti con i quali condividerli, valutando allo stesso tempo cosa rendere pubblico e accessibile a tutti, motori di ricerca inclusi. 

Con la quotazione sui mercati azionari, oggi ipotizzata all’inizio del 2012, Facebook sarà sempre più orientato a tutelare i propri iscritti, cercando di aumentare la quota di ricavi per utente, con la moneta di scambio costituita dai crediti. 

Questo è lo scenario che si prospetta: una piattaforma universale gratuita, in cui saremo noi utenti a decidere l’orientamento, con il nostro uso quotidiano, vigili insieme alle autorità competenti affinchè i diritti della persona rimangono sempre una priorità per tutti. 


Luca Conti, Postfazione all’edizione italiana di Facebook, la storia. Mark Zuckerberg e la sfida di una nuova generazione, David Kirkpatric

APP STORE INAUGURA L’ERA DELL’E-COMMERCE 3.0


La realtà attuale dell’esperienza dell’acquisto online è che i consumatori stanno trovando siti che non sono per niente attrezzati con servizi ed in grado di condurre gli stessi consumatori sul sito per l’acquisto. Un recente sondaggio di Harris Interactive ha rilevato che il 90% dei consumatori incontra problemi nel corso della loro esperienza d’acquisto e le cose non sono cambiate nel corso degli ultimi 3 anni. 

I consumatori sono alla ricerca di semplicità, ed alcuni dei siti leader nell’ e-commerce hanno già introdotto nuovi paradigmi necessari per monetizzare il business online e per rendere l’acquisto online una esperienza più agevole per il consumatore. Ma questi sono in genere piccoli passi incrementali perché la procedura d’acquisto non è cambiata molto. 

E’ stata la Apple con App Store a catturare l’interesse del consumatore e sta rivoluzionando il settore con la sua semplicità, facilità d’uso e con l’ acquisto con un clic. Non c’è soluzione di continuità, è senza attrito dall’inizio alla fine. 

Ciò che Apple ha fatto bene è creare una piattaforma di e-commerce che fa un lavoro eccezionale su due elementi di base per la vendita al dettaglio online: mette assieme le informazioni personali del consumatore con i dati della carta di credito in modo invisibile. Ha creato una piattaforma che attraverso una assoluta semplicità di utilizzo convince i visitatori ad acquistare prodotti Apple con le informazioni di volta in volta raccolte.


Fonte: www.giovannicappellotto.it

UFFICIO STAMPA

L'ufficio stampa di un ente, un’azienda o un’istituzione è la struttura preposta alla gestione dei rapporti con i mezzi di informazione (carta stampata, radio, tv, web). Può essere sia interno all'organizzazione aziendale che esterno. L’ufficio stampa ha un compito di selezionare, filtrare e sintonizzare il flusso di informazioni provenienti dall'interno dell’azienda o ente in funzione delle esigenze degli organi di informazione e interpretare comunicati dei mass-media in funzione delle esigenze dell’azienda. Il responsabile dell'ufficio stampa si occupa di dirigere le principali attività di comunicazione, con lo scopo di garantire la corretta rappresentazione dell'immagine aziendale nel proprio pubblico di riferimento.

L’ufficio stampa si occupa quotidianamente di redazione di comunicati stampa eventualmente corredati da foto digitali e da video. Tra i compiti e le funzioni dell’ufficio vi sono:

la creazione di comunicati stampa;
la raccolta e l'archiviazione di notizie rilevanti per l'azienda (rassegna stampa);
la creazione di un archivio di contatti.

Un ufficio stampa efficiente è fondamentale per garantire la qualità della comunicazione di qualsiasi attività aziendale. Grazie ad un ufficio stampa è possibile entrare in contatto con i nuovi potenziali clienti e mettere in luce le qualità di un’azienda, creando un risultato positivo di buona reputazione. Ma prima di aprire un ufficio stampa bisogna analizzare le esigenze e necessità reali dell’azienda. In questo caso è indispensabile avere un piano di comunicazione aziendale definito.

Prima di tutto l’azienda dovrebbe capire se ha bisogno soltanto di uno spazio dedicato ad un singolo argomento, oppure se vorrebbe creare una vetrina della sua attività in cui darà spazio a diverse iniziative. Inoltre, l’azienda dovrebbe sapere a chi si vuole rivolgere, quali sono i suoi punti di forza e cosa vuole comunicare alla stampa o altri destinatari di messaggi. Successivamente il comunicato stampa una volta redatto, va anche divulgato, garantendo visibilità e soprattutto correttezza nelle informazioni ai media cartacei e online. Per far ciò si usa il mezzo più comodo per tutti - l'email, perché non solo è veloce ma da anche la possibilità di inserire link di approfondimento.

All’inizio nella gestione di un ufficio stampa l'aspetto molto importane è il database contatti. E’ necessario quindi iniziare con la creazione della propria mailing list. Per le aziende che non hanno un proprio database esistono strumenti e pubblicazioni che possono supportare l'inizio dell'attività, ad esempio Mediaddress online. Gli strumenti di creazione di database permettono (a differenti livelli di investimento economico) di avere una base di partenza segnalando le redazioni e i vari capiredattori, prima di prendere i contatti diretti e crearsi il proprio mailing profilato. Successivamente è molto importante tenere aggiornato il proprio database.

Negli ultimi tempi è diventato possibile aprire un ufficio stampa online - l'implementazione di un ufficio stampa tradizionale che, grazie ad Internet e agli strumenti ad esso correlati, permette una divulgazione delle informazioni in maniera amplificata. Naturalmente per utilizzare al meglio queste possibilità è necessario conoscere il mezzo di comunicazione e gli strumenti ad esso correlati.

Press Area sul sito può rappresentare la soluzione migliore per mettere in evidenza un progetto, un servizio o un prodotto. L'importante è l'aggiornamento costante.

Press Media - il nostro sito press diventa addirittura Media con l'inserimento di Video e Foto per supportare le attività, comunicazione, e comunicazioni stampa. Flickr è sicuramente un altro alleato dell'addetto stampa online. Su questo social si possono caricare le foto, organizzarle al meglio con archivi, set, tag, ed anche in questo caso per interoperabilità e interscambiabilità si possono creare argomenti prendendo da risorse esterne al nostro canale.

Sempre legato all'ufficio stampa online, ottima risorsa sono i feed RSS o flussi RSS, questi dati (nella maggior parte parliamo di xml) permettono al lettore di leggere comodamente le informazioni (si possono sottoscrivere anche via email) e soprattutto creano nella logica web 2.0 l'interoperabilità e l'interscambiabilità delle informazioni.

Il feed web è un'unità di informazioni formattata secondo specifiche (di genesi XML) stabilite precedentemente. Ciò per rendere interoperabile ed interscambiabile il contenuto fra le diverse applicazioni o piattaforme. Un feed è usato per fornire agli utilizzatori una serie di contenuti aggiornati di frequente. I distributori del contenuto rendono disponibile il feed e consentono agli utenti di iscriversi. L'aggregazione consiste in un insieme di feeds accessibili simultaneamente, ed è eseguita da un aggregatore Internet.

L'uso principale dei feed RSS (detti anche flussi RSS) attualmente è legato alla possibilità di creare informazioni di qualunque tipo che un utente potrà vedere molto comodamente, con l'aiuto di un lettore apposito, nella stessa pagina, nella stessa finestra, senza dover andare ogni volta nel sito principale. Questo è dovuto al fatto che il formato XML è un formato dinamico.

Canale YouTube è molto importante per la visibilità online, e per la distribuzione delle informazioni visive. Sicuramente consigliato, sia per la capacità di tagging che per la potenziale visibilità attraverso uno strumento molto utilizzato. Sempre più spesso si ricorre a filmati, video, per la promozione di un servizio/prodotto/presentazione; è un sistema facile, veloce e sicuramente di grande impatto emozionale.

Social Network sono fondamentali per potenziare la cassa di risonanza, per avvicinare nuovi contatti, per promuovere eventi/servizi/prodotti, divulgare comunicati stampa, dialogare con i propri contatti.





Fonti:
addettostampa.blogspot.com di Francesca Anzalone;
Wikipedia.

DOVE C’E’ GOOGLE C’E’ CRESCITA


Eric Schmidt è il ministro degli Esteri di Google. Gira per il mondo, tratta con i governi e con le autorità di regolazione, mentre i due fondatori, Larry Page e Sergey Brin, gestiscono il gruppo. Google ormai è una potenza: in maggio ha avuto un miliardo di visitatori unici. Un record che dice tutto. Di passaggio in Italia, Schmidt, che è presidente della società che ha inventato il più famoso motore di ricerca, ha risposto alle domande de “l’Espresso” (colloquio con Eric Schmidt di Orazio Carabini).

Comunicazione sul Web e crescita economica – parola di Eric Schmidt:

Le piccole imprese italiane possono decollare. Purché si lancino sulla Rete a caccia di nuovi mercati. Nei business tradizionali innovare vuol dire trovare nuovi modi di servire i propri clienti, per esempio utilizzando il Web. Innovare non significa necessariamente arrivare a una nuova scoperta tecnologica. La crescita globale dipende in ampia misura da business che già esistono, da imprese che innovano migliorando il modo in cui servono i loro clienti.

Una delle principali conseguenze della globalizzazione è che le piccole imprese hanno difficoltà a conquistare la loro parte del mercato mondiale. La globalizzazione favorisce le grandi imprese, che hanno i soldi e sfruttano le economie di scala. Che cosa può fare il governo? Può decidere che queste imprese devono fondersi per diventare più grandi e incoraggiarle  a farlo. Inoltre può creare maggiori opportunità. Google può essere molto d’aiuto in questo senso. Noi possiamo mettere le piccole imprese in condizione di affacciarsi sul mercato globale, possiamo materialmente cambiare il loro modo di lavorare. Basta un sito, un motore commerciale, un modo insomma di avvicinare i loro prodotti ai clienti. Noi stiamo lavorando a un progetto per l’Italia. Vogliamo aiutare direttamente le piccole imprese a crescere e a internazionalizzarsi, addestrandole a farlo. Perché manca la gente adatta a fare quello che ho appena descritto. E allora le università devono formare ragazzi che a 22-24 anni credono nel potenziale della Rete e hanno voglia di fare quattrini. E spargerli per l’economia. E’ importante perché in Italia l’uso della Rete è molto diffuso. Ma non per il business. Io sono convinto che la crescita economica in Italia deriverà dalle Pmi che vanno on line e che ampliano così il loro mercato. E’ nel loro interesse, nell’interesse di Google, in quello del governo e dei cittadini…

L’Espresso, N.27 anno LVII, 7 luglio 2011.


SIAMO SPIATI SUL WEB?


Cellulari, Internet; Social Network, Skype, acquisti Online … Ogni volta che usiamo il Web diamo nuove informazioni su di noi. Non è pericoloso. Anzi. Si guadagna tempo e, in alcuni casi, anche denaro. C’è chi si lamenta perché su molti siti internet e sui social network la privacy è a rischio. Però la rivoluzione informatica porta vantaggi incalcolabili. Non solamente servizi nuovi è gratuiti, ma anche una richissima offerta di prodotti su misura. Ecco come Google, Facebook, Amazon, Apple, Microsoft e Skype ci stanno preparando a conquistarci. Anche se, in cambio, vogliono sapere tutto di noi.


Google. Il segreto sta nella “parola chiave”.
La miniera d’oro della propaganda in target sono le cosidette AdWords: si impostano frasi o parole legate alla propria attività o alla propria azienda e l’annuncio compare come link sponsorizzato quando qualcuno le include in una ricerca.
Tutto torna utile, niente è da buttare via, nemmeno un pezzetto di video riavvolto e poi rivisto su Youtube. E’ un gioco di ruolo e di ruoli che ingrassa tutti i colossi della rete: loro offrono decine di servizi cui mai potremmo rinunciare, senza chiedere, in cambio, nemmeno un centesimo; noi alimentiamo un business gigantesco di cui siamo artefici e, insieme, destinatari.
Il meccanismo funziona pure con il diffusissimo servizio Gmail: non perché ci sia chi legge la nostra posta, ma perché un sistema automatizzato rileva le parole chiave nel testo. Opzione che piace incredibilmente ai pubblicitari: sui forum e siti a loro dedicati si sprecano i consigli per intercettare i nostri veri desideri nei messaggi scambiati con i contatti più stretti.
La pubblicità, insomma, ha smesso d’inseguire, di affannarsi a sapere nel buio: riconosce chi ha davanti e sa a menadito che cosa vuole, deve solo ricordarglielo.

Facebook. Il “profilo” che diventa un mirino.
I “profili” degli iscritti fanno gola perché non sono costruiti da un computer, ma dagli iscritti stessi. E nel vendere gli spazi Facebook non va tanto per il sottile, usa ogni singolo dettaglio che gli comunichiamo: consente agli inserzionisti d’impostare filtri per fasce d’età, collocazione geografica, preferenze sessuali, tipo di lavoro, interessi, hobby. L’ultima novità è quella di riconoscere agli iscritti un credito di 10 centesimi di dollaro per guardare uno spot nel sito. E’ probabile che il meccanismo (e la remunerazione) crescerà se verrà arricchito con qualche forma di “targettizzazione”: da una parte le aziende saranno incentivate a investire, perché parleranno ai destinatari giusti, dall’altra quei destinatari staranno ad ascoltare perché otterranno una ricompensa.

Amazon e Apple. L’iTunes Store sa tutto di te.
La società della mela morsicata è stata fra le prime a sviluppare meccanismi per fotografare i nostri gusti: si è inventata Genius, un sistema che raccoglie le informazioni della libreria di iTunes e le invia a un cervellone che sforna proposte che fanno al caso nostro, tutte ovviamente pronte per essere acquistate.
Simile è la strategia del colosso dell’ecommerce Amazon, che tiene traccia di ricerche e acquisti per suggerire prodotti simili. Amazon, peraltro, è stato tra i precursori della pubblicità in target grazie al sistema degli affiliati, cui deve un’importante fetta dei suoi profitti. L’intuizione è stata quella di chiedere ai gestori di un qualsiasi sito di ospitare banner o segnalazioni di prodotti, riconoscendo una percentuale per ogni acquisto effettuato dai loro utenti. E il webmaster stesso che può scegliere cosa reclamizzare in base agli argomenti delle pagine o al suo pubblico di riferimento. Oppure può affidarsi a “Omakase”, parola giapponese che significa “lascia fare a noi”: è Amazon a incrociare una serie di dati per mostrare i prodotti giusti. E oggi l’azienda studia per il definitivo salto di qualità, per diventare leader nell’”advertising online”.

Microsoft e Skype. Tiro al bersaglio ai profili.
Quanto a Microsoft, anche l’azienda madre del sistema operativo più diffuso al mondo e della console Xbox ha capito che i profitti non si fanno solo con videogiochi e programmi.Perciò propone il “profile targeting”, il tiro al bersaglio tra i profili, che permette alle aziende di scegliere a quali utenti della chat Messenger o di Hotmail rivolgersi, scegliendo tra i 167 milioni di iscritti in tutta Europa su Windows Live. Oltre ai filtri classici, si possono impostare l’ora e il giorno in cui si collegano e il metodo di accesso per tipo di connessione e browser.
Il vero colpaccio, però, la Microsoft l’ha appena messo a segno acqistando Skype per 8,5 miliardi di dollari. Così l’azienda ha accesso ai 600 milioni di utenti del marchio leader delle telefonate in tecnologia Voip.

Sarebbe un bel voltafaccia rispetto a quanto dichiarava nel 2007 Steve Ballmer, l’ad della Microsoft, che accusò Google di leggere i messaggi Gmail per cucire avvisi su misura. Ma nell’hi-tech una manciata d’anni è un’era geologica e le aziende sono le prime a intuire quando conviene pentirsi. Anche perché la pubblicità personalizzata è diventata tendenza. E presto, con la proliferazione dei dispositivi portatili e una sinergia matura fra tv e internet, sarà la regola. Riconoscerà automaticamente quale membro della famiglia sta guardando la tv, è davanti al pc o ha in mano la tavoletta, e gli mostrerà gli annunci giusti. Certo, rimane da chiedersi se i consigli per gli acquisti ai tempi del web non sappiano fin troppo di noi o se riescano a semplificarci la vita. La domanda è lecita; la risposta rimarrà sempre una questione di punti di vista.


Panorama, 8 giugno 2011, anno XLIX N.24 (2351), Eviva! Siamo tutti spiati, Marco Morello.


FACEBOOK - 5 CONSIGLI PER AZIENDE

L’obiettivo delle aziende online è costruire community vive. Si parla sempre di “engagement“, ma cosa vuol dire veramente creare community coinvolgenti su Facebook? Non si tratta soltanto di ideare annunci efficaci per incentivare l’arrivo di nuovi fan. Justin Fogarty, online community manager di Ariba, su mashable.com regala 5 buoni consigli. 

  • Incentivare gli interessi dei clienti.
  •  I clienti ritornano nella community per lo stesso motivo per cui hanno aderito la prima volta. Bisogna pensare il meno possibile in termini di ROI, numero di fan, ecc almeno nella prima fase di creazione. Gli interessi delle persone che si vogliono attrarre sono la cosa più importante e determineranno anche l’evoluzione della pagina. 
  • Estendere il successo del mondo reale. La maggior parte delle community sono un’estensione di quello che succede nel mondo reale e Facebook imita le relazioni personali. Una pagina aziendale dovrebbe simulare il tipo di interazioni che effettivamente avvengono nel rapporto quotidiano con il cliente. Ad esempio, se si interagisce con loro soprattutto in eventi e fiere allora si dovrebbe cercare di imitare questo tipo di interazione. 
  • Pulizia. C’è una cosa che MySpace ha insegnato: le persone online vogliono pagine pulite. Il Web ha infinite potenzialità, ma è sempre meglio cominciare con funzionalità di base e con un’interfaccia semplice e chiara. 
  • Relazione come processo a lungo termine. I contenuti devono essere brevi, frequenti e interessanti: il newsfeed di Facebook si basa su questi principi. Se queste linee guida vengono rispettate, gli utenti tornano sulla pagina e aumentano il tempo speso. Se utilizzata bene, la pagina Facebook sostituirà velocemente altri tool di comunicazione online più complessi ma meno efficaci. 
  • Il coinvolgimento facile. La maggior parte degli iscritti a una community guarda quello che succede, ma non interviene. Tuttavia il “modello Facebook” ha reso più semplici le relazioni. Creare messaggi veloci e pagine semplici aumenta le interazioni degli utenti. 

Fonte: www.wommi.it

INVESTIMENTI PUBBLICITARI IN ITALIA

Come è la situazione degli investimenti pubblicitari in Italia? Gli ultimi dati di Nielsen Media Monthly Report dicono che tutti maggiori investitori, tra cui alcune delle realtà italiane più grandi e solide, stanno puntando sempre più risorse per l'advertising nel web. Mentre la stampa rimane profondamente in crisi (soprattutto la free press con un - 54,1%), Internet prosegue la propria crescita a due cifre (+14,9%).

Ci sono 25,9 milioni gli italiani che si sono collegati almeno una volta a internet nel mese di marzo 2011, il 12,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2010. L’audience nel giorno medio cresce del 14,6%, con 13,3 milioni di utenti attivi che hanno navigato per 1 ora e 24 minuti, consultando in media 174 pagine per persona. Nel giorno medio risultano online 5,8 milioni di donne e 7,5 milioni di uomini, principalmente tra i 35 e i 54 anni (6,3 milioni, il 34,6% della popolazione) e tra i 25 e i 34 anni (2,7 milioni, il34,7%). Il 30,8% dei giovani tra i 18 e i 24 anni (1,4 milioni di utenti attivi) ha navigato almeno una volta nel mese, con consumi giornalieri superiori a quelli medi: 1 ora e 33 minuti trascorsi online consultando 207 pagine per persona.

E abbastanza facile trovare i motivi di questa situazione: internet è immediato, comodo ed economico, fornisce infinite informazioni e intrattenimento per ogni fascia di età. Inoltre, la pubblicità su carta stampata si  esprime soltanto con immagini e testi, mentre il web consente innumerevoli alternative: video, musica, social network.

Quasi tutte le categorie di siti più visitati crescono a ritmo sostenuto, superiore alla crescita media della rete: si segnalano in particolare il +19,2% dei siti di video e cinema (18,8 milioni di individui), il +16,2% delle email, il +19,7% degli internet tool e dei servizi per il web, il +17,1% delle news online e il +16,7% dei portali targettizzati e delle communities. Per quanto riguarda il tempo speso online, si registra un aumento del tempo dedicato alle email (1 ora e 36 minuti) e ai siti di news (1 ora e 16 minuti nel mese), mentre cala il tempo trascorso su social network e altre communities (8 ore e 6 minuti). Gli utenti di applicazioni internet sono 21,8 milioni a marzo, l'11% in più rispetto al 2010. Skype cresce del 32,8% superando i 7,5 milioni di utenti unici; crescite molto elevate anche per VLC media player (+23,9%, 5,3 milioni), iTunes (+29,2%, 3,6 milioni) e uTorrent (52,4%, 2,4 milioni).

Aumenta anche  l’audience tv. Nel primo quadrimestre 2011 sono stati all’incirca 11,0 milioni (AMR) i telespettatori sul piccolo schermo, il +4,8% in più rispetto allo stesso periodo del 2010 equivalenti all’incirca a 500 mila utenti. Nel singolo mese di aprile le audience sono aumentate del +3,0% rispetto allo stesso mese del 2010. Boing rimane leader indiscusso delle audience tv su satellite e digitale terrestre nel mese di aprile seguito da Rai 4 e K2.



Dal Nielsen Media Monthly Report – maggio 2011.
http://it.nielsen.com/site/documents/5-MediaMonthlyReport-Maggio2011.pdf

COMUNICAZIONE ON- E OFFLINE...

Attualmente si registra una notevole asimmetria fra la gerarchia di importanza dei mezzi di comunicazione tradizionali e quelli disponibili in Internet, e ciò si spiega col fatto che l’evoluzione del marketing dipende dalla disponibilità di varie tecnologie. Ma nonostante tutto in comunicazione d’impresa si usano ancora tutti i canali possibili per comunicare un messaggio. Ad esempio, la grafica per prodotti cartacei non è un’attività ancora superata. Ogni azienda che da l’importanza alla propria immagine, cerca sempre di lasciare ai suoi clienti qualcosa di tangibile, da tenere in mano e sfogliare. I prodotti offline (cataloghi, depliant, brochure) sono comodi da fruire, e sono ancora un veicolo potente di diffusione del brand.

Una differenza molto importante tra comunicazione on- e offline (a prescindere dal mezzo stesso) sta nella quantità e modalità di informazioni scambiate. Oggigiorno integrazioni sociali sono sempre più astratte, intangibili e fortemente condizionate dal "fattore elettronico". I rapporti virtuali, anche fra soggetti che non si sono mai conosciuti personalmente, stanno dilagando ad una velocità impressionante senza tenere conto di distanze territoriali o livelli culturali. La comunicazione online dell’impresa negli ultimi tempi sta prendendo strade sempre più innovative, con l’avanzare del social media marketing. Naturalmente, una strategia di comunicazione integrata non può fare a meno di una solida presenza in rete con un sito web aziendale,  ma ormai i classici siti-vetrina e pubblicità sui banner appartengono al cosiddetto sistema WEB 1.0, quando ancora internet era solamente un altro mezzo di comunicare come la stampa o la radio. Ultimamente invece, seguendo le fonti di informazione in rete, si nota immediatamente il fermento attorno alle forme di comunicazione più recenti, vale a dire principalmente blog e social network. Mentre nei primi tempi la comunicazione su l’Internet veniva gestita e creata interamente dall’autore del sito o direttamente dall’azienda, nel nuovo sistema WEB 2.0 sui contenuti decide il visitatore. Tutto ciò ha cambiato radicalmente le ultime strategie di comunicazione aziendali.

Fino poco fa nell'ambito del marketing si usava il termine passaparola per indicare il diffondersi di informazioni e/o consigli tra consumatori attraverso una rete sociale. Mentre il passaparola definiva da sempre una comunicazione parlata face-to-face, con l'evoluzione dei mass media, sono state prese in considerazione in questo ambito anche le conversazioni telefoniche, i messaggi di testi inviati tramite sms o il web, i post dei blog, nelle community, i messaggi istantanei ed e-mail e comunque qualsiasi messaggio che oggigiorno permette una interazione tra persone. Alle volte il significato di passaparola è utilizzato anche per indicare dei rumor, dei gossip, il "sentito dire" e le allusioni. In genere il metodo del passaparola è più comunemente utilizzato per indicare la trasmissione di un'informazione positiva piuttosto che negativa, anche se questo non è una regola assoluta. Negli ultimi tempi, con evoluzione dell’Internet ed i social network, questo fenomeno viene chiamato in un modo completamente diverso: il buzz marketing.  Il termine indica quell'insieme di operazioni di  marketing non convenzionale volte ad aumentare il numero e il volume delle conversazioni riguardanti un prodotto o un servizio e, conseguentemente, ad accrescere la notorietà e la buona reputazione di una marca. Consiste cioè nel dare alle persone motivo di parlare circa un prodotto o servizio e nel facilitare quelle conversazioni. Buzz marketing è dunque la strategia di coloro che, consapevolmente o inconsapevolmente, gratis o a pagamento, utilizzano il web (tramite, ad esempio, blog, forum e social network) per parlare e far parlare (o cercare di far parlare) di beni, aziende o marche.

Oggigiorno è il consumatore che esprime il suo giudizio sui social network e blog, stabilisce cosa dire di un determinato prodotto, servizio o azienda, e se parlarne o meno. Per questo motivo, per realizzare una comunicazione efficace bisogna essere sempre aggiornati e soprattutto presenti sul web.

Infine, vale la pena ricordare che un’azienda presentandosi oggi al cliente, non viene solo rappresentata dal prodotto che essa produce, ma anche dall’immagine che fa percepire al pubblico, ovvero la brand reputation, con tutte quelle emozioni, significati, idee, opinioni, esperienze e quant’altro che una persona esterna all’azienda e non solo, coglie appena vede il brand.


Alcune definizioni presenti in questo articolo sono state citate da Wikipedia: www.wikipedia.org.